Gianni Piva | artista italiano: pittore e scultore contemporaneo.
Gianni Piva | artista italiano: pittore e scultore contemporaneo.

Mario dal Bello

Critico d'Arte

Recensione critica

Come è il mondo, il cosmo secondo la visione artistica di Gianni Piva? Oggi in cui assistiamo ad un dolente morirsi della natura ferita dall’uomo, ci sono poeti che guardano all’arte con un occhio non ferito, ma si direbbe: primigenio. E non importa quale sia la loro forma espressiva, se figurativa o letteraria o musicale, filmica, teatrale.

Sono artisti che conservano in se un fondo di immacolatezza, di verginità. Per cui la loro espressione mantiene il candore dell’innocenza, dello sguardo bambino. Eppure, nello stesso tempo, il bambino che è in loro conosce la vita, il dolore, l’amore e il tormento creativo.

C’è un tipo nuovo di artista in questi creatori. E Gianni Piva è uno di loro. Artista che del passato non nega le scoperte, i raggiungimenti: ma non si ferma alla memoria. Se non per farne una rampa di lancio ad esplorare nuovi sentieri, modi originali di parlare e di guardare.

In Gianni Piva lo sguardo è parola e la parola è sguardo. Le sue opere infatti sono lo specchio di uno che medita sulla natura nelle sue diverse manifestazioni. Siano esse: temporali, spaziali, o luoghi. Il tutto con un animo di instancabile ricercatore di pensieri che nascono da visioni e da emozioni.

I titoli delle sue opere (”Galassia”, “Sinergia”, “Tessuto Organico”, “Gora Konder”, “Sogno d’Inverno”, ecc.) non sono semplici assegnazioni di stati d’animo. Nemmeno mere descrizioni naturalistiche. Ma sono invecepensieri che dal profondo, riescono ad emergere come una specie di “nuova creazione”. Emergono da un’osservazione insieme dell’intelletto e della fantasia nell’intimo dell’artista.

Usando materiali nontradizionali, impagina le scene in un’astrazione che fa della materia la protagonista. Pertanto, assumendo la nonfiguratività del linguaggio, Gianni Piva non rompe col passato suo e della tradizione. Bensì lo sviluppa: è come, in musica, passare dal sistema tonale all’atonale. Ma non bruscamente, sebbene con dolce armonia.

Nell’opera d’arte di Gianni Piva regna una dolcezza antica e nuova, una distensione dell’animo anche quando il colore è violento. Anche quando usa scandagli di luce lampeggianti o le forme apparentemente irrisolte. L’Autore ama l’ordine delle cose. Di conseguenza, si sofferma sull’infinito mistero del cosmo come di fronte ad un miracolo. La frequente capacità di stupore che pervade di brividi la materia sulle sue opere, sottintende sospiri e forse anche gemiti.

Gianni Piva conosce l’orrido e certe tonalità accese e brusche lo rivelano; si direbbe che non ignora la “colpa”, come alcune esplosioni materiche paiono confermare in fondo, da vero poeta, indaga perché vuol conoscere l’uomo. Il quale tuttavia è assente-presente.

Per Gianni Piva è la natura -e con ciò sembra intendere tutto quello che vive nel cosmo- la voce, la parola, il pensiero. Nato da uno sguardo acuto, diuturno, amoroso. E’ questo sguardo che si concretizza in materia pulsante su di un supporto. Ma quale materia? Gianni Piva non è un poeta dubbioso, asfittico, attorcigliato su se stesso. Non è chiuso nella domanda senza risposta, come tanti artisti del nostro Occidente. Gianni Piva fa trascorrere una luce che è abbagliante o soffusa, tersa o densa, a seconda del sentimento: c’è in essa furore, entusiasmo, ma anche qualcosa di vellutato, di tenero, che sa di maternità.

E’ raro che un pittore contemporaneo raggiunga un simile sentimento. In Gianni Piva, il mistero di questa materia che si illumina la fa apparire ai nostri occhi “carne”: la natura che egli astrae, non le toglie la “carnalità”, cioè l’essere “piena di vita”. Se ci si sofferma, almeno un poco, davanti alle sue opere, pur prescindendo dal soggetto, anche se non si conoscesse il titolo, ci si sentirebbe comunque gonfiare l’anima.

Perché il mistero dell’esistenza, materia in attesa di incarnarsi, è presentato da Piva allo stato puro: colore, forma, luce. Cioè vita. Per questo, ora, la sua forma d’arte non può essere che l’astrazione, che è il linguaggio dell’infinito. Dove Gianni Piva sta e verso cui ci vuole portare.

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